Un racconto penoso, da tempo dimenticato, nuovamente reso pubblico per intero su Internet.


Infatti, un Battista Luè di 58 anni di San Colombano al Lambro è veramente esistito. Nel 1878, al momento dell’avvenimento, soffriva da lungo tempo di una grave malattia ed era a capo di una modesta famiglia con a carico tre figli in giovane età.


Si tratta di (Giovanni) Battista Luè, un abile sarto, nato nel 1820 a San Colombano al Lambro, sposato con Tosi Luigia cucitrice.

Dal loro matrimonio nascono 8 figli. Una famiglia di tutto rispetto che nel 1869 dopo la morte del figlio Giuseppe di un anno, seguendo l'esempio della maggior parte dei loro concittadini e attratti dal miraggio del guadagno facile, si trasferisce a Milano.

Qui nel 1870 nasce
Teresa Giuseppina che muore nel gennaio del 1876 all’età di sei anni. Nel 1875 nasce Enrichetta.

Negli anni seguenti Battista viene colpito da una non precisata malattia cronica.

La situazione famigliare nel 1877, pochi mesi prima del tragico evento descritto nel racconto.

Battista sebbene guarito, a causa problemi di vista, cambia professione e fa il barbiere.

La moglie Luigia lavorava come cucitrice e tutte le figlie (Angela Maria di 20 anni, Cristina di 18 anni e Angela di 16 anni) sono sarte.
Giovanni Andrea
di 14 anni, Giuseppa Maria Teresa di 12 anni ed Enrichetta di 2 anni sono ancora a carico.

Una modesta famiglia ma non certamente di una povertà estrema come riportato nel racconto.

Nel mese ottobre 1877 si sposa la figlia
Cristina e il mese dopo si sposa l'altra figlia Angela Maria.
Ma terminati i festeggiamenti, dopo qualche mese, siamo nel marzo 1878, succede che la casa sembra vuota.
Battista
è solo con la moglie Luigia, la figlia Angela e i tre figlioli da mantenere.

La sua menomazione che gli impedisce di lavorare normalmente. Ma l’umiliazione di dover chiedere aiuto in caso di difficoltà, presagendo un futuro tutto nero e pensando di essere un peso per la famiglia, preso dallo sconforto e dalla disperazione tenta il gesto estremo. Quest'ultimo descritto con dovizia di particolari, nell’articolo pubblicato all’inizio.

Gesto dovuto a uno stato depressivo, derivato dalla situazione venutasi a creare in quel momento, pochi mesi dopo i due eventi sopra descritti e non a causa del continuo perdurare di una lunga ed estrema povertà.